Roma, 15/05/2012

Editoriale Con.Scienze n.3

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PERCORSI FORMATIVI PER L’ABILITAZIONE DEGLI INSEGNANTI


La Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Scienze e Tecnologie, nella riunione del 4 maggio 2012, ha discusso aspetti e problemi relativi  all’avvio, da lungo tempo atteso, del percorso universitario che conduce all’abilitazione all’insegnamento nelle scuole secondarie, il Tirocinio Formativo Attivo (TFA).

 
Questo percorso è riservato ai laureati con lauree del vecchio ordinamento o con Lauree Specialistiche ( ex DM 509/1999) o Lauree Magistrali (ex DM 270/2004) e conduce al conseguimento dell’abilitazione in una delle 36 classi di Abilitazione all’Insegnamento nella Scuola Secondaria di primo e secondo grado in un anno di formazione e tirocinio. E’ un percorso transitorio in quanto il regolamento di cui al DM 249/2010 prevede un TFA a regime successivo ad una laurea magistrale specifica per la formazione degli insegnanti. Queste lauree magistrali progettate per l’insegnamento sono attualmente previste solo nel caso delle classi di abilitazione per le scuole di primo grado (scuole medie), sono state inserite nell’agosto-settembre 2011 nei regolamenti didattici delle università ma non sono ancora attivate.  I TFA transitori costituiscono così l’unico percorso per conseguire l’abilitazione all’insegnamento (dopo un lungo periodo di attesa seguito alla soppressione delle SSIS), per ora e i per due anni accademici prossimi (per la scuola media) e ben oltre (per l’insegnamento nella scuola superiore, per cui il percorso globale non è ancora definito).

 

Al TFA si accede per selezione dei candidati che chiedono l’iscrizione in un corso per una classe di insegnamento in una sede universitaria attraverso quattro fasi: una successione di tre  prove (un test nazionale che si svolgerà nelle sedi nel mese di luglio, in una data definita per ogni classe, un esame scritto, uno orale) nonché una valutazione dei titoli di curriculum universitario, di servizio nella scuola e dei titoli culturali e  professionali. Il numero dei partecipanti è stabilito sede per sede e classe per classe a livello nazionale dal DM 31, del 14 marzo 2012. Le ultime tre fasi si svolgeranno nelle sedi universitarie, presumibilmente nel mese di settembre. La procedura di domanda di partecipazione e di selezione dei candidati – a causa del probabile elevato numero dei candidati che hanno anche  la possibilità di concorrere in più classi  - sarà gestita in modo centralizzato mediante il CINECA.

 

Al TFA accedono in soprannumero e senza selezione anche i già iscritti alle SSIS che avevano superato l’esame di ammissione ma avevano poi sospeso la frequenza.

 

La prima prova nazionale richiede, pena l’esclusione dalle prove successive, il raggiungimento di almeno 21/30: 42 quesiti su 60 devono aver avuto risposta esatta. E’ molto importante che in ciascuna classe i test siano adeguatamente calibrati, in modo da selezionare la preparazione dei candidati da un lato e lasciare dall’altro un ulteriore selezione alle prove successive. E’ anche opportuno che le prove scritte e orali svolte localmente, che richiedono anch’esse il raggiungimento di un punteggio minimo, siano il più possibile omogenee sul piano nazionale. Fermo restando che non va ipotizzato alcun ripescaggio di non-idonei, si sottolinea anche il pericolo associato alla non trasferibilità di idonei da una sede all’altra, con il rischio che in alcune sedi non si completi il numero dei posti disponibili (con i conseguenti problemi di sostenibilità economica) e in altre vi siano idonei che non possano essere accolti. Questa possibilità di iscrizione di idonei in altra sede pare esplicitamente esclusa dall’Art. 6 del  Decreto Direttoriale del 23 aprile 2012, n.74. Non si ipotizza neppure la possibilità di poter spostare la scelta della sede dopo l’esito della prima prova, per coloro che la hanno superata, cosa che sarebbe peraltro semplice stante la gestione centralizzata delle iscrizioni.  E’ chiaro che queste ipotesi non sono facilmente praticabili, ma è necessario studiarle perché un’opportuna flessibilità eviterebbe - nel caso di forti sbilanciamenti - una sicura insoddisfazione dei partecipanti che screditerebbe il sistema sin dall’avvio.

 

Stanti i tempi stretti per progettare i TFA è opportuno poi conoscere al più presto le modalità di selezione delle Scuole che partecipano ai tirocini, dei tutor coordinatori e dei tutor cui assegnare uno o più tirocinanti nelle scuole stesse. Va ricordato che i presidi delle scuole selezionate e i tutor coordinatori, per cui è prevista una riduzione di orario d’insegnamento partecipano al Consiglio di Corso di Tirocinio per l’organizzazione del TFA.  La presenza di queste figure di raccordo e un equilibrato rapporto tra università e scuola sono ingredienti essenziali del successo del nuovo sistema sin dalla progettazione del percorso di formazione.

 

Ai primi TFA transitori concorreranno nella fase di selezione molti candidati, ma solo 20.000 saranno gli ammessi. La selezione è legata anche alle possibilità future di reclutamento tramite concorsi. Recentemente il Ministero (Focus 08/05/2012) ha invece pubblicato un comunicato in cui s’ipotizza un ulteriore diverso percorso verso l’abilitazione per gli insegnanti non abilitati che hanno alle spalle un’esperienza di insegnamento di 36 mesi. L’opzione di un ulteriore percorso potrebbe essere considerata solo se, per  non  interferire in modo significativo sulle prospettive di reclutamento dei futuri abilitati con il TFA, venisse contingentata drasticamente in termini numerici e avesse una selezione in ingresso del tutto simile. In caso contrario, con percorsi alternativi a numero non predeterminato senza selezione in ingresso, si avrebbero tutte le conseguenze negative già sperimentate con le abilitazioni speciali.

 

Occorre ben considerare gli aspetti quantitativi, molto importanti nonostante l’abitudine a formulare norme molto prescrittive, senza ragionate simulazioni e senza possibilità di  adeguate manutenzioni in tempo reale. Introdurre in simultanea  più canali di abilitazione, con diversi requisiti di accesso, senza strumenti di selezione, formazione ed esame finale parimenti  robusti, può vanificare l’intero processo.

 

Sono poi emersi, con la pubblicazione del bando e con l’apertura delle procedure di accesso alle prove di selezione, altri aspetti che vengono percepiti come discriminanti tra i candidati. Alcune classi di lauree specialistiche e magistrali istituite dal 1999 in poi, anche molto diffuse a livello nazionale, non sono equiparate ad altre lauree ai fini dell’insegnamento anche quando queste sono riconosciute affini per accedere agli albi professionali.  Adeguare la tabella di corrispondenza tra nuove lauree magistrali e specialistiche e vecchie classi di abilitazione all’insegnamento è particolarmente urgente.

 

Ciò in attesa di un’ulteriore transizione tra pochi anni: il passaggio dai TFA transitori ai TFA ordinari, per coloro che hanno conseguito le nuove lauree magistrali specifiche per l’insegnamento, che in molti casi (scuola secondaria di secondo grado) non sono ancora definite.

 

C. M. Bertoni – 14 maggio 2012.